In un post di un paio di anni fa esprimevo la necessità della composizione di una nuova equazione alla base dell’interpretazione del rapporto fra investimento, futuro, economia reale ed innovazione sociale.
Nel corso della storia dell’uomo la matematica ha spesso interpretato o anticipato gli elementi e i cambiamenti che la società ha scelto poi come suo fondamento. In ogni epoca c’è sempre stato un nuovo paradigma che, una volta adottato, ha sconvolto tutto quel che in precedenza veniva dato per scontato o irrisolto. L’equazione per l’economia reale ed i suoi fattori devono oggi indiscutibilmente trovare una nuova soluzione, ancorandosi all’unico dato di realtà più che mai manifesto: la necessaria prossimità alla vita delle persone, ai loro bisogni, ai loro nessi e relazioni, alle dinamiche con cui trovarne l’equilibrio in termini di innovazione e inclusione.
Che si voglia oppure no, per dirla con un linguaggio comune, è ancora una questione di disruption: scomporre i fattori, partendo dal reale per volgere l’equazione verso un nuovo modello economico e sociale. Sceglierei questi come fattori, ad ognuno e per tutti la ricerca della formula per la risoluzione:
Innovazione: Social Impact = Welfare : Futuro.
L’equazione è tutt’altro che statica: i suoi fattori, i suoi attori ed elementi sono interdipendenti, irrinunciabili, pena la mancanza di senso nel parlare di innovazione sociale – innovazione cioè che rimanendo di nicchia non può essere definita sociale, ma lo diventa se e solo se declinata operativamente per la societas, ovvero la collettività diffusa.
Dobbiamo orientare lo sguardo verso la costruzione di nuove infrastrutture sociali che giungano fino a toccare in modo diretto e reale la vita delle persone, delle comunità, locali o globali che siano.
In altri termini il compito è evidente e grande la responsabilità di salvaguardare, innovandola, quella architettura che in tutto il mondo oggi ci invidiano: il sistema di welfare, seriamente minacciato da pericolose crepe. La costruzione dell’avvenire non può prescindere, infatti, dallo sviluppo di un paradigma nuovo, di una nuova equazione che generi e rigeneri forme, contenuti e senso del nostro stare insieme, che impatti su quelli così chiamati beni comuni.
L’innovazione sociale, agendo su di essi, è l’approccio indispensabile per ogni declinazione politica, economica e finanziari che punti a dar vita a strumenti, modelli e processi nuovi in grado di rispondere al bisogno sempre crescente di generare e condividere valore sociale. Per fare questo è vitale sperimentare all’interno delle amministrazioni pubbliche la positiva intrusione dell’innovazione sociale a servizio dell’ibridazione delle politiche di welfare. Non a caso si parla sempre più spesso di “finanza sociale”, tendendo appunto ad includere all’interno di tale definizione l’utilizzo di strumenti finanziari a disposizione dell’innovazione sociale e nell’interesse della collettività diffusa.
In questo ambito le grandi sfide da affrontare sono due: la prima riguarda la qualificazione dei target/comparti su cui intervenire; la seconda riguarda la misurazione degli effetti, dei benefici e dell’impatto delle attività/servizi.
Sul primo aspetto, in maniera sempre più evidente, occorre guardare verso comparti e settori del sistema socio-economico (welfare e i beni comuni appunto) su cui la pubblica amministrazione attraverso l’impiego di nuovi strumenti di investimento e finanza sociale potrebbe puntare per sperimentare innovative forme di partenariato pubblico-privato nell’ambito del finanziamento di servizi di interesse collettivo. I nostri contesti metropolitani, seguendo questo percorso, hanno la grande occasione di cogliere l’opportunità di far sì che la finanzia sociale possa definitivamente traslare da un contesto di nicchia impattando invece sulle comunità ed agendo come strumento per l’innovazione.
Sviluppare processi e strumenti di amministrazione pubblica utilizzando l’innovazione e investimenti “Impact” è oggi dunque non solo un’opportunità ma una necessità, poiché questa “strumentazione” rappresenta una soluzione oltre che per il sistema di welfare, anche per nuove sfide come l’agricoltura sostenibile, la creazione di alloggi a prezzi accessibili o l’assistenza sanitaria, che la società imprescindibilmente si trova ad affrontare per garantire l’equilibrio dei prossimi decenni.
Per cogliere questa opportunità, l’ecosistema deve lavorare insieme circolarmente verso un obiettivo comune. Infatti è dimostrato ampiamente che: l’amministrazione pubblica (ad ogni livello) da sola non riesce più a garantire i servizi di welfare e soddisfare le richieste e i bisogni del cittadino in maniera efficace; il mondo del social business può diventare determinante soggetto gestore e co-produttore di molti servizi alla persona; gli investitori da soli non riescono a promuovere interamente i nuovi investimenti con benefici sociali.
Se nel nostro Paese siamo sempre stati più inclini a percorsi e processi di innovazione incrementale, oggi avverto la necessità di un’inversione di tendenza verso un’innovazione, su questo piano, che sia radicale.
Alcuni sono i fattori o gli elementi determinanti su cui lavorare: #data, #pagamenti servizi in funzione del risultato con cambio prospettiva da uscita a risultato/beneficio per la spesa pubblica, #social impact bond, #politiche di secondo-welfare a supporto dell’impresa, #politiche pubbliche evidence based. Il livello locale, le comunità metropolitane, sono il più interessante e possibile contesto per sperimentazioni oggi non solo necessarie ma imprescindibili.
In questi anni ho avuto la fortuna di partecipare a quel laboratorio informale – #MilanoIN – che grazie all’Assessorato alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca del Comune di Milano, e sulla spinta decisiva e instancabile di Cristina Tajani è diventato oggi associazione con il nome “Innovare X Includere”.
Sono più che convinto che l’obiettivo dell’associazione di costituire un laboratorio aperto e permanente sulle politiche pubbliche che elabori soluzioni e sperimentazioni, mettendo insieme Pensiero, Pratiche e Politiche sia l’indispensabile grande patrimonio che la prossima amministrazione comunale avrà a disposizione e dovrà trasferire all’interno della sua macchina operativa e decisionale per portare l’innovazione sociale nella vita quotidiana delle nostre comunità locali attraverso l’ibridazione e la sperimentazione di politiche e strumenti applicate e declinate sui beni comuni e i servizi alla persona.
Francesco Pozzobon
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Esperto di #impactinvesting #socialinnovation #policyadvisor #welfare. Innamorato della realtà e dei suoi processi d’innovazione e connessione, cerca di interpretarne e anticiparne evoluzioni e soluzioni.