Reddito minimo. Molti di voi ne hanno letto e parlato in questi giorni, grazie ad una serie di articoli su Internazionale.
Se vi interessa l’argomento, vi suggerisco di approfondire il caso finlandese. Proprio in questi giorni il Governo ha dato il via ad un esperimento molto interessante. Nel corso dei prossimi 2 anni circa 3mila finlandesi (attualmente disoccupati) riceveranno un assegno da 560 euro (l’equivalente del sussidio sociale minimo previsto dal sistema di welfare di quel Paese). Questo test su scala nazionale servirà a verificare se una misura di questo genere si rivela utile per:
a) ridurre i costi amministrativi del sistema di welfare finlandese, legati all’erogazione di servizi simili;
b) contrastare povertà, disoccupazione e diminuire le diseguaglianze.
Questo “test” non è unico nel suo genere nel panorama finlandese. Il nuovo premier ha avviato circa 20 esperimenti di questo tipo, in diversi ambiti di policy. Nuove misure vengono approfondite, discusse e co-disegnate con i cittadini e poi testate su scala locale e nazionale. I test consentono di introdurre dei correttivi prima di sprecare energie e risorse su larga scala, evidenziano le “barriere” che devono essere rimosse per garantire che la macchina funzioni alla perfezione. Lo chiamano “experimental governement“. Se ne parla molto nelle università. Ne sentiremo parlare ancora.
Tornando al reddito minimo, sarà interessante vedere come evolve il dibattito internazionale. Soluzioni simili sono proposte e discusse in Svizzera (c’è stato un referendum a giugno, la proposta non è passata), in USA (soprattutto grazie all’ iniziativa di Y Combinator, il più conosciuto incubatore di startup a livello globale) ed in Olanda (la città di Utrecht prevede di testare la misura da Gennaio 2017).
Il mio amico Francesco Luccisano consiglia di stare attenti, che potrebbe essere una misura che aumenta le disuguaglianze anzichè diminuirle (attenzione anche ad etichettarla come opzione “di sinistra”, è interessante notare come anche in ambienti più conservatori ci sia chi guardi con favore alla sua introduzione, come scrive l’Atlantic ). E di verificare bene quali sono le modalità con cui in principio si trasforma in una misura concreta (segnalo questo articolo con 5 diverse visioni sul “basic income”, in generale mi trovo più in linea con le proposte più pragmatiche che arrivano dal Nord Europa).
Io penso che valga la pena di approfondire la questione. E l’approccio finlandese mi piace molto. In casi come questo, meglio provare e vedere come funziona piuttosto che dividersi su delle opzioni morali o ideologiche.